Per mesi ho detto a tutti che non volevo un cane.
Lavoravo tanto, uscivo spesso, e mi sembrava una responsabilità troppo grande.
Poi un sabato pomeriggio, mentre facevo la spesa, ho sentito un guaito vicino al parcheggio.
Sotto una macchina, c’era un cucciolo bagnato e infreddolito, tremava tutto.
Mi sono avvicinata piano, ma non è scappato. Mi ha solo guardato con quegli occhi scuri e rotondi, come se stesse chiedendo aiuto senza fiatare.
L’ho preso in braccio e l’ho portato dal veterinario più vicino. Nessun microchip.
Ho messo un paio di annunci online, ma nessuno lo ha cercato.
Dopo tre giorni a casa mia, dormiva già sul tappeto come se ci fosse sempre stato.
L’ho chiamato Leo, perché la prima volta che ha abbaiato ho sentito più coraggio che paura.
Oggi ha due anni, adora la spiaggia e il pollo alla piastra, e ogni volta che torno a casa mi viene incontro con la coda che fa l’elicottero.
Alla fine avevo ragione: non volevo un cane.
Ma lui ha deciso che voleva me, e per fortuna non mi ha chiesto il permesso.
- Federica